Il Fußball-Club St. Pauli è sicuramente uno dei club dal maggior culto in ambito tedesco e internazionale, nonostante i risultati sportivi non certo esaltanti conseguiti in un secolo. L’interesse (per alcuni è una vera e propria attrazione) verso la squadra del quartiere di Amburgo è iniziata negli anni ’80, quando il club trasferì la sede dello stadio nel quartiere a luci rosse centro della vita notturna ed i tifosi adottarono come stemma non ufficiale il Jolly Roger, il teschio con le ossa incrociate. La società fu anche la prima in Germania a bandire l’ingresso nel proprio stadio a tifosi di estrema destra. E’ un club “alternativo” a tal punto che il suo simbolo compare spesso sulle t-shirt e sotto forma di toppa su giacche e jeans di metallari, punk e militanti dei centri sociali.
La tifoseria, in realtà, non è composta unicamente da “agnellini”. Nel 2011 la squadra fu costretta a giocare un turno a porte chiuse perché un sostenitore lanciò un bicchiere di plastica pieno di birra colpendo al capo un guardalinee nella gara con lo Schalke. Il St. Pauli milita attualmente nella seconda divisione tedesca. Il vicepresidente Gernot Stenger ha dichiarato che sul tetto del proprio stadio innalzerà uno striscione arcobaleno fisso, simbolo delle associazioni gay: “Il club è attivo da molti anni contro l’omofobia e la discriminazione, questa bandiera significa che diamo grande importanza a queste tematiche“.
Recentemente Angela Merkel ha invitato gli sportivi gay a dichiarare tranquillamente il proprio orientamento sessuale. Ma nessun calciatore ha dichiarato espressamente la propria omosessualità. Mario Gomez, ex Bayern Monaco e ora calciatore della Fiorentina, ha affermato che i calciatori, in caso di coming out, avrebbero giocato più serenamente. Al contrario il suo compagno di squadra, nonché ex capitano, Philip Lahm ha dissuaso i giocatori a farlo perché “i calciatori omosessuali dichiarati si sarebbero potuti esporre a comportamenti aggressivi”.
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